Apri le porte degli allevamenti

Da qualche giorno non dormo bene.
Ogni volta che mi sdraio, sento ancora il rumore sordo del ventilatore di quel capannone, il battito d’ali che diventava respiro, il silenzio che restava dopo.
Ho provato a distrarmi, a tornare alle mie giornate normali — la bici per andare al lavoro, il caffè al bar sotto casa, il telefono pieno di notifiche — ma ogni gesto ha qualcosa di diverso ora, come se un pezzo di me fosse rimasto lì dentro.
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Da quando ho iniziato queste investigazioni con Essere Animali, ho capito che vedere è una responsabilità, non solo un privilegio. Perché quando guardi davvero, non puoi più fingere di non sapere.
Mi chiedo spesso come fanno gli altri a restare forti, a non crollare dopo certe notti. Mi hanno detto una frase che non dimenticherò:
“Non serve essere forti. Serve essere presenti”.
Essere presenti.
C’è qualcosa di profondamente umano in questo: restare anche quando vorresti voltarti, restare quando non trovi le parole.
Ripenso a Tito rimasto a terra, un piccolo pulcino con le ali piegate, lo sguardo calmo e immobile.
Mi ha insegnato che la sofferenza non sempre grida.
A volte è silenzio.
A volte è un corpo che non si muove più perché non può.
Da quella notte ho smesso di chiedermi se quello che faccio “serve davvero”.
Credo che serva già il solo fatto di esserci, di raccontare, di condividere.
Perché se anche solo una persona, leggendo queste righe, si ferma un attimo e pensa “non lo sapevo, ma ora lo so”, allora forse qualcosa si è già mosso.
Ci sono momenti in cui mi sembra di non reggere il peso di tutto questo, ma poi penso a loro — ai vitelli, ai polli, a ogni vita rinchiusa dietro una porta che si apre solo di notte — e capisco che il mio disagio non è nulla in confronto al loro silenzio.
Capisco che il dolore deve essere guardato in faccia per poter essere compreso.
Forse la verità è che non si diventa mai “abituati”, si impara solo a restare con il dolore, senza lasciarlo vincere.
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Questo è l'inferno che vivono ogni giorno i polli negli allevamenti.
Non è un'eccezione, un allevamento scelto fra tanti dove i polli scorrazzano felici.
Purtroppo, questa è la realtà di più del 90% degli allevamenti in Italia.
La nostra missione è di aprirne le porte. Far vedere cosa significa non riuscire a stare in piedi ed arrivare all'abbeveratoio come Tito.
Cosa significa avere le zampe paralizzate ed aspettare di morire, respirando piano.
Per farlo, ho bisogno del tuo supporto.
Una donazione vale più di quanto immagini.
Fino al 4 gennaio tutte le donazioni saranno raddoppiate da un gruppo di generosi donatori. Il momento per sostenerci è ora!
La prossima settimana entrerò in un altro luogo. Non so ancora dove, ma so che tornerò a raccontartelo.
E spero che, in qualche modo, tu sia lì con me.
CLARA
Investigatrice Essere Animali